.. Yoga Esperienziale - Metodo Dr Bhole
VIE DELLA PERCEZIONE
(Dott. G. Goldoni - Articolo pubblicato sulla rivista Percorsi Yoga della Associazione Nazionale Insegnanti Yoga, Agosto 2010)
TRASFORMAZIONE
Erano gli anni dell’università a Bologna, facoltà di scienze motorie. Ogni mattina praticavo nuove discipline sportive: atletica leggera, volley, basket, scherma, ginnastica artistica. La percezione del mio corpo di ventenne mi dava sensazioni di energia, di vitalità, di forza, di velocità.
Dopo qualche anno ebbi l’incontro con un maestro che proponeva sequenze yoga dinamiche e tai chi. Fu una trasformazione, niente più sforzo ma nuove sensazioni: il mio corpo si abbandonava ai movimenti fluidi come fosse una danza. Percepivo il piacere del non sforzo e la possibilità di esprimere emozioni attraverso il movimento.
L’impatto con lo yoga tradizionale fu durissimo: che fatica rimanere fermo nelle posture! La necessità di fare qualcosa, di muovermi mi dava una grande irritabilità; le nuove percezioni erano decisamente negative ed inoltre i termini della lingua sanscrita rappresentavano un linguaggio incomprensibile, che si scontrava con le mie conoscenze di anatomia e fisiologia.
L’incontro col Dr. Bhole, insegnante di yoga, medico esperto di fisiologia, mi stimolò ad approfondire lo studio e l’esperienza. Le posture proposte dal Dr. Bhole erano mantenute in assenza di qualunque sforzo volontario senza obiettivi da raggiungere, con l’attenzione ai movimenti respiratori spontanei di espansione e restringimento presenti sul tronco. Fu per me una rivoluzione copernicana: la percezione corporea si trasformò da dolorosa e irritante in piacevole; il corpo era leggero, spazioso e interiormente mi sentivo incredibilmente in pace.
LA PRATICA E L’INSEGNAMENTO
Quando osservo i miei allievi ad inizio corso mi rendo conto che tutti riescono facilmente a sperimentare la contrazione muscolare ed il movimento di alcune parti del corpo. La percezione corporea in condizione di riposo è invece assai variabile: alcuni sentono facilmente tutto il corpo, altri hanno difficoltà a percepirne alcune parti, altri ancora non sono in grado di coglierne alcuna.
La neuro-fisiologia mi suggerisce che l’esperienza del corpo in condizione di riposo è diversa dall’esperienza del corpo in movimento e differente ancora dall’esperienza della contrazione dei muscoli.
La percezione del corpo in assenza di movimento e di contrazione muscolare, tipica delle posture yoga eseguite senza sforzo, è dovuta all’attivarsi dei recettori propriocettivi, i quali rendono consapevole l’individuo della presenza e della posizione assunta dalle varie parti corporee (percezione del tono muscolare di base).
La percezione del movimento corporeo (pensiamo ad esempio al saluto al sole o a sequenze dinamiche) è dovuta all’attivarsi dei recettori cinestesici e alle sensazioni derivanti dalla tensione muscolare (feedback sensoriale del movimento), se le attività vengono eseguite con sforzo e intensità.
Durante le lezioni di yoga, guido gli allievi a stare uniti al loro corpo, chiedo se hanno una percezione corporea uniforme o aree non percepibili. Propongo āsana che riducono le tensioni e riattivano sensazioni nelle zone assenti grazie all’allungamento muscolare passivo.
Nella mia esperienza di insegnante, ho notato che la percezione corporea dell’allievo è influenzata dal tipo di istruzioni verbali che utilizzo nel proporre le pratiche. Guido il praticante all’ascolto di percezioni corporee precise, e tale modalità determina in buona parte la qualità dello stato di coscienza raggiunto al termine della pratica stessa.
PERCEZIONE E RESPIRO
Per quanto riguarda l’esperienza della percezione corporea legata all’attività respiratoria, invito gli allievi a sperimentarla appoggiando le mani su diverse aree del tronco lasciando il respiro naturale. La percezione dei movimenti delle pareti del tronco, che si espandono durante l’inspiro e si restringono durante l’espiro, è dovuta all’attivarsi dei recettori cinestesici sulle pareti stesse.
Una volta che l’esperienza di base si è attivata, suggerisco di entrare in contatto con le cavità del corpo e verifico che ciascuno abbia percezioni reali di prima mano. Ho notato che solo il 40-50% del gruppo riesce ad averla al primo tentativo. La neuro-fisiologia mi suggerisce che l’esperienza corporea delle cavità è possibile grazie all’attivarsi dei recettori viscerali (viscerocettori).
Il flusso dell’aria che entra spontaneamente dalle narici dà origine ad un sottile percorso di riempimento e svuotamento delle cavità corporee, che va ben oltre i bronchi. Queste esperienze sono dovute alle stimolazioni sensoriali delle mucose e alle sottili variazioni di pressione nelle cavità interne registrate dai recettori viscerali.
EDUCARE LE PERCEZIONI DEGLI ALLIEVI
Quest’anno ho testato alcuni livelli di esperienze degli allievi di yoga in vari momenti del corso. Li ho guidati all’ascolto della consapevolezza propriocettiva del corpo e di quella cinestesica del respiro in posizione supina, coricati sul lato destro, sul sinistro e proni. A seguito della consapevolezza corporea sviluppata, su 60 allievi, 40 principianti e 20 avanzati, il 90% ha sperimentato alla quarta lezione del corso una mente silenziosa e un piacevole stato d’essere.
Le esperienze relative alle cavità e al flusso di riempimento/svuotamento proposte dalla decima lezione in poi sono state una vera novità per i nuovi allievi.
Il rimanere in unione (yoga) con queste percezioni corporee sottili favorisce la purificazione di molte memorie emozionali trattenute o soppresse che gli allievi mi esprimono sia dopo la pratica che nelle lezioni successive. Alcuni riportano da subito esperienze di maggior apertura all’interno del corpo e la sensazione di risiedere dentro di sé come in una stanza spaziosa. Altri riferiscono di sensazioni di stanchezza, confusione, agitazione.
Ho notato che il riproporre le stesse pratiche per tre o quattro lezioni favorisce un calo delle esperienze negative e l’instaurarsi di stati di coscienza silenziosi e indisturbati.
STUDI SPERIMENTALI DEL KAIVALYADHAMA
Uno studio condotto dal Dr. Bhole su 800 soggetti riguardante la capacità di sperimentare il proprio movimento respiratorio, ha evidenziato come solo il 30% dei soggetti fosse stato capace di tale esperienza nella prima seduta. Nel successivo incontro, dopo spiegazioni su come procedere da parte dell’insegnante, l’85% dei soggetti fu in grado di attivare la consapevolezza cinestesica del respiro e attraverso l’uso delle mani la percentuale salì al 100%. (Bhole, M.V. 1981).
Riguardo alla percezione del corpo, riporto uno studio che ha raccolto e classificato i vari tipi di sensazioni ed esperienze che l’individuo può ricevere dalle varie zone del corpo durante la pratica di alcune āsana, evidenziando attraverso l’utilizzo un linguaggio fisiologico, come tali esperienze siano il naturale risultato della stimolazione di vari organi sensoriali (Oak, J.P., & Bhole, M.V. 1987).
Lo studio sperimentale fatto dal Dr. Bhole “Sensazioni ed esperienze durante la pratica di āsana nel corso consigliato da Swami Kuvalayananda” si prefissò: 1) di registrare il tempo medio di mantenimento di ogni āsana; 2) di classificare le varie sensazioni ed esperienze riportate dai soggetti, a seconda della loro natura ed in relazione alla provenienza dalle diverse regioni del corpo.
In questo studio può essere dedotto che le sensazioni e le esperienze sono state il risultato della stimolazione di vari organi sensoriali, quali (Chakraborti et al. 1972):
a) i recettori presenti a livello di cute stimolati dall’attività muscolare, come le terminazioni nervose sensibili al dolore e i corpuscoli del Pacini sensibili alla pressione;
b) i viscerocettori e i recettori cinestesici responsabili per le esperienze relative al respiro,
c) recettori propriocettivi e quelli cinestesici.
CONCLUSIONI
Lo studio sopra citato, così come tanti altri appartenenti al lavoro svolto dal Dr. Bhole e dal Kaivalyadhama Institute di lonavla (India), mi hanno permesso di comprendere alcuni dei meccanismi alla base delle pratiche yoga e di confrontarli con quelli di altre discipline corporee.
La svolta nella mia esperienza di praticante e di insegnante yoga è stata senza dubbio il passaggio dall’atteggiamento attivo del fare a quello dell’osservatore che sperimenta nuove vie di percezione interiore e nuovi stati di coscienza. Di questo sarò sempre grato al Dr. Bhole.
La pratica esperienziale, la sua comprensione in termini sanscriti e in termini medici, gli studi delle neuro-scienze applicate alla meditazione, mi hanno arricchito come professionista del movimento e come essere umano in ricerca. Ora cerco di trasmettere queste conoscenze ad allievi lontani dalla cultura sanscrita e medica ma molto sensibili all’esperienza interiore del benessere fisico mentale e spirituale.
BIBLIOGRAFIA
Bhole, M.V. “Experiential aspects of one’s breathing movements - an experimental study” Yoga Mimamsa,Vol XXX, No. 2&3, pp. 28-47, October 1991.
Oak, J.P., & Bhole, M.V. “Feelings and experiences during the practice of Āsanas of Easy Course as recommanded by Swami Kuvalayananda” Yoga Mimamsa, Vol. XXVI, No. 1, pp. 14-39, 1987.
Chakraborti, B.K. Ghosh, M.N., Sahana S.N. (1972) “Modern Human Physiology”, pp. 183-185; 1925, 1324, Published by the New Book Stall, Calcutta.
Bhole, M.V. “Abstract and Bibliography of Articles on Yoga from Kaivalyadhama”, Kaivalyadhama S.M.Y.M. Samiti, Lonavla, 1985.
“Abstracts and Bibliography of articles on yoga from Kaivalyadhama” (From Jan., 1985 to Dec., 1988) by Kaivalyadhama S.M.Y.M. Samiti, Lonavla, India, 1999.
(Articolo pubblicato sulla rivista Percorsi Yoga
della Associazione Nazionale Insegnanti Yoga, Agosto 2010)
Il mio percorso personale: le Percezioni interiori nello Yoga
09 settembre 2010 09:22